di A. Lalomia
Puntuale come sempre,
anche venerdì 24 maggio il personale del trasporto pubblico romano è entrato in agitazione per l’intera giornata, gettando ancora di più nel caos una città che ormai è
arrivata al collasso e del tutto insensibile ai problemi di quelle centinaia di
migliaia di cittadini che comunque dovevano spostarsi per raggiungere la
sede di servizio, o per altri motivi.
Gli scioperanti, come al solito, hanno cercato anche questa volta di legittimare la loro astensione dal
lavoro dichiarando di voler sensibilizzare
l’opinione pubblica sulla cattiva gestione del trasporto pubblico, e denunciando
carenze, ritardi, inefficienze, abusi.
In attesa che le autorità indaghino sulle loro accuse, sarebbe però il caso che gli stessi
scioperanti si rendessero conto che bloccare il trasporto pubblico quasi sempre il venerdì fa
nascere idee poco lusinghiere su di loro, fa scattare nei cittadini la convinzione che in
questo modo i conducenti di bus, di metropolitane e di treni, vogliono anticipare il
week-end. La credibilità di questa
categoria, quindi, ne esce fuori compromessa.
Oltretutto, il 24
maggio era una data particolarmente infelice per svolgere uno sciopero, per almeno
due ragioni aggiuntive:
Stazione Termini: in attesa dei bus. |
1. era l’ultimo giorno della campagna elettorale
per le amministrative e quindi tutti coloro i quali in qualche modo
erano interessati a questo evento sono stati costretti a usare l’auto o a
chiamare un taxi (senza però essere
sicuri, in questo secondo caso, di vederselo spuntare dopo un
tempo ragionevole di attesa). In questo
modo il traffico è diventato ancora più
apocalittico;
2. come capita quasi sempre nel maggio romano,
la giornata era delle più micidiali: vento furioso,
pioggia, freddo, aria irrespirabile.
Nessuno ovviamente
contesta al personale dei mezzi di trasporto di entrare in
sciopero, ma credo che lo stesso debba rendersi conto che alla fine, come ho scritto, l’immagine che l’opinione pubblica
si forma della categoria non potrà certo essere
favorevole, con grande disagio di quei
dipendenti che svolgono il loro lavoro
con impegno e professionalità.
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